LUCI E OMBRE DELLA “LIANA DEI MORTI”
Il nome “liana dei morti” non è sicuramente un nome particolarmente accattivante. Eppure è questa la traduzione della parola quechua ayahuasca: la “pianta maestra” che nelle culture amazzoniche della selva peruviana aiuta lo sciamano a raggiungere la trance e quindi ad aprire la mente ad uno stato di conoscenza altra.
In realtà per avere poteri allucinogeni la liana Banisteriopsis caapi deve essere mescolata alle foglie della chacruna (Psychotria viridis) e lasciata bollire diverse ore fino a formare un vero e proprio decotto di colore scuro che, se ingerito, provoca gli stati di visione e di trance. Queste visioni aiutano lo sciamano nel suo ruolo di curandero, ovvero di colui che è in grado di entrare in contatto con gli spiriti per curare coloro che si rivolgono a lui.
I popoli amazzonici, infatti, credono che all’interno delle piante allucinogene risieda uno spirito che permette alla coscienza umana di dilatarsi e di raggiungere visioni grazie alle quali poter trovare la cura a diverse malattie. L’ayahuasca è considerata una pianta dal grande potere curativo, tanto che nel 2008 il governo peruviano decise di “dichiarare Patrimonio Culturale della Nazione l’uso tradizionale della ayahuasca praticato dalle comunità native amazzoniche dal momento che il suo utilizzo costituisce uno dei pilastri fondamentali dell’identitá dei popoli amazzonici e che il suo uso ancestrale nei rituali tradizionali è vincolato alle virtù curative della pianta e garantisce la continuità culturale”.
Purtroppo con l’aumento del turismo naturalistico nella regione amazzonica, si è sviluppato anche un turismo “sciamanico” o turismo “mistico”: centinaia di giovani (e meno giovani) che vengono in Perú per addentrarsi nella foresta amazzonica e sfruttare il potere curativo dell’ayahuasca. C’è chi parte proprio con questo obbiettivo e chi invece si ritrova a “provarla” un po’ per caso o perché l’hotel in cui allogia propone cerimonie dell’ayahuasca a prezzi stracciati. Purtroppo sempre piú persone sono vittima del business dell’ayahuasca e di falsi sciamani che, pur di guadagnare qualche soldo, improvvisano cerimonie per “curare” una clientela composta principalmente da turisti stranieri. Come Guido, un giovane italiano che venne in Perù nel febbraio del 2017, si affidò ad un falso sciamano e spese quasi 800 dollari per dieci sedute di ayahuasca che lo fecero finire ricoverato al reparto psichiatrico dell’Hospital Amazónico di Pucallpa (Perù). Oppure come i meno fortunati Emiliano e Denis, due italiani che nel 2006 viaggiarono in Ecuador per provare l’ayahuasca e da lì non tornarono.
Il rituale dell’ayahuasca ha senso se inserito nel suo ambito culturale di provenienza. Se invece le sue finalità vengono stravolte e il suo significato associato ad una droga “da provare”, ecco che abbiamo profanato uno degli ultimi angoli del nostro pianeta dove esiste un legame profondo e rispettoso con il cosmo.
11 AYAHUASCA (scarica qui)
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