PERCHÉ L’AMAZZONIA É BELLA
“Cosa succede quando si butta una bottiglia di plastica nel fiume?” chiede il piccolo al papà. “il fiume se lo mangia” risponde lui. Ma non gli dice che questa bottiglia gli rimarrà sullo stomaco per centinaia di anni. Ma non è solo questa la cultura del rifiuto.
“Cosa succede quando passa il camion della spazzatura?” Chiede ancora il piccolo. “La raccoglie e la porta in un posto sicuro” risponde. Però non gli dice che quel sacchetto riposerà in pace in una enorme discarica a cielo aperto. Ma ancora non basta.
“Perché ci sono tanti nonni nelle case di riposo?” insiste il figlio. “Per riposare meglio” risponde il papà, nascondendo la parola abbandono.
“E perché certi bambini vivono negli orfanotrofi e non con le loro famiglie?” … “Perché li vivono meglio che in casa loro”. Per non ammettere che erano bocche da sfamare, troppe.
“Se si è arrivati a questo punto si può rifiutare tutto allora”, pensa il piccolo, anche se non lo dice al papà. Ma ancora di più, la cultura del rifiuto é semplicemente di chi dice di no alla vita, alla bellezza, all’amore.
Così si legge nell’instrumentum laboris: “La Amazzonia oggi é una bellezza ferita e deformata, luogo di dolore e violenza. Il caos e la corruzione non hanno freno. Il territorio si è convertito in uno spazio di scontri e di sterminio di popoli, culture e generazioni. Ci si vede obbligati ad abbandonare la propria terra; e si cade facilmente nella rete delle mafie, il traffico di droga e degli esseri umani (specialmente donne e ragazzi), lavoro infantile e prostituzione”.
É in fondo qualcosa che ha a che fare con la bellezza e la bruttezza. Ancora mi sorprendo quando un ragazzo dice: “portami via da qui”. “Ma perché dovrei portarti via da qui? – rispondo – Questo é un bel posto per vivere…”. “No – insiste – altrove sarà certamente meglio”. Celebrare un sinodo per la Amazzonia dunque è ben di più che un salvagente ecologico, per salvare gli alberi come il cedro, la caoba, o l’ishpingo dallo sterminio, o permettere alla biodiversità di continuare a respirare a pieni polmoni. È il momento di ricominciare ad amare la nostra terra, ed in fondo noi stessi.
08 CULTURA DEL DESCARTE (scarica qui)
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