IL GRANDE POPOLO DELL’AMAZZONIA
Eh giá, che bello sarebbe poter scrivere nel grande libro della selva le molte parole che si pronunciano! Parole che in veritá vogliono sempre dire le stesse cose, parole come “mamma, papà, figlio, casa, sole, cibo…”, ma pronunciate ogni volta in modo diverso, come sfumature molteplici dello stesso colore!
E ascolteremmo la lingua dei Konibo, degli Yagua, dei Cashinahua, degli Asheninka, dei Amahuaca, e delle molte popolazioni native della Amazzonia, unite alla lingua quechua, nelle sue numerose varianti, come i Karanquis, i Natabuela, i Quisapincha, e molti altri dialetti della sierra peruana, che si sono trasferiti qui. E poi ascolteremmo ancora la lingua moderna, quella che viene dalla costa, il castigliano che viene dalla Spagna e quello che si parla nella Amazzonia, con le sue simpatiche differenze.
E ancora, ascolteremmo le parole che vengono da altri paesi latini, e poi ancora piú in lá oltre oceano, perfino italiane. E perché no? Le infinite parole e versi che vengono come suoni dalle voci degli animali, e dal silenzio delle piante.
Il grande popolo dell’Amazzonia conosce molte parole per dire le stesse cose, perché di molte origini sono le persone (e gli animali… e i vegetali) che lo conformano. E questo grande popolo non é mai fermo, é sempre in movimento, migra e sceglie il suo spazio: nella cittá, lungo il fiume, nel campo. Porta le sue parole ovunque come le api portano con il polline i semi dei fiori.
Anche la chiesa ha le sue parole antiche e il suo linguaggio. Ma Papa Francesco ci chiede di ascoltare tutte queste voci, saperle unire e celebrare nel profondo, perché la chiesa abbia questo volto, parli le parole di questa immensa terra e di coloro che la abitano. Il sinodo per l’Amazzonia serve a questo.
02 NON SOLO INDIGENI(scarica qui)
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